Cos’è un clima preindustriale e perché è importante?
Il Gennaio 8, 2022 da adminNegli ultimi giorni si è parlato molto dell’accordo di Parigi sul clima, dal quale gli Stati Uniti intendono ritirarsi. Anche se questa è una battuta d’arresto, c’è ancora un consenso quasi totale da parte dei governi del mondo sulla necessità di un forte sforzo per affrontare il cambiamento climatico.
L’accordo di Parigi mira a limitare il riscaldamento globale rispetto a una linea di base pre-industriale. Il suo impegno preciso è:
Tenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2℃ sopra i livelli preindustriali e perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5℃ sopra i livelli preindustriali, riconoscendo che questo ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico.
Ma questo pone la domanda: cosa sono i “livelli preindustriali”?
E’ chiaro che se puntiamo a limitare il riscaldamento globale a 1,5℃ o 2℃ sopra un certo punto, abbiamo bisogno di una comprensione comune di ciò su cui stiamo lavorando. Ma l’accordo di Parigi non fornisce una definizione.
Questo diventa fondamentale quando i governi si aspettano che gli scienziati del clima confrontino coerentemente i diversi piani per raggiungere gli obiettivi di Parigi. E’ cruciale essere chiari su ciò che i ricercatori intendono quando diciamo “pre-industriale”, e su quali presupposti si basano le nostre proiezioni.
Ovviamente, come mostra il grafico qui sotto, non importa quale linea di base usiamo, è chiaro che c’è stato un drastico aumento della temperatura globale nell’ultimo secolo.
Definire una linea di base pre-industriale
La rivoluzione industriale è iniziata alla fine del 1700 in Gran Bretagna e si è diffusa in tutto il mondo. Ma questo segnò solo l’inizio di un graduale aumento delle nostre emissioni di gas serra. Diversi studi hanno trovato segnali di cambiamento climatico che appaiono su scala globale già negli anni 1830, o recentemente negli anni 1930.
Oltre all’influenza umana in evoluzione e crescente sul clima, sappiamo anche che molti altri fattori naturali possono influenzare la temperatura della Terra. Questa variabilità naturale del clima rende più difficile determinare un’unica precisa linea di base pre-industriale.
Gli scienziati separano queste influenze naturali sul clima in due gruppi: forzature interne ed esterne.
Le forzature interne trasferiscono il calore tra diverse parti del sistema climatico della Terra. L’oscillazione El Niño-Southern, per esempio, sposta il calore tra l’atmosfera e l’oceano, causando variazioni da un anno all’altro nelle temperature superficiali medie globali di circa 0,2℃. Variazioni simili avvengono anche su tempi decadali, che sono associati a trasferimenti di energia più lenti e a variazioni più lunghe della temperatura terrestre.
I forzanti esterni provengono dall’esterno del sistema climatico terrestre per influenzare la temperatura globale. Un esempio di forzatura esterna sono le eruzioni vulcaniche, che inviano particelle nell’alta atmosfera. Questo impedisce all’energia del Sole di raggiungere la superficie terrestre, e porta ad un temporaneo raffreddamento.
Un’altra influenza esterna sul clima della Terra è la variabilità della quantità di energia che il Sole emette.
La produzione totale di energia del Sole varia su più cicli ed è legata al numero di macchie solari, con temperature leggermente più alte quando ci sono più macchie solari, e viceversa.
La Terra ha sperimentato lunghi periodi di raffreddamento a causa di eruzioni vulcaniche esplosive più frequenti e periodi di poche macchie solari – come durante la “Piccola Era Glaciale” che è durata approssimativamente dal 1300 al 1800.
Tutti questi fattori significano che il clima della Terra può variare abbastanza sostanzialmente anche senza interferenze umane.
Significa anche che se scegliamo una linea di base pre-industriale quando c’era una bassa attività solare, come la fine del 1600, o in un periodo di alta attività vulcanica, come gli anni 1810 o gli anni 1880, allora avremmo un punto di riferimento più basso e passeremmo attraverso 1,5℃ o 2℃ prima.
Una sfida non solo per gli scienziati
Al momento c’è una spinta tra la comunità scientifica del clima per capire meglio gli impatti di 1,5℃ di riscaldamento globale. Il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici consegnerà un rapporto speciale su 1,5℃ l’anno prossimo.
Ma gli scienziati stanno definendo il clima “pre-industriale” o “naturale” in modi diversi. Alcuni lavorano dall’inizio delle registrazioni della temperatura globale alla fine del 19° secolo, mentre altri usano simulazioni di modelli climatici che escludono le influenze umane in un periodo più recente. Uno studio recente ha suggerito che la migliore linea di base potrebbe essere il 1720-1800.
Queste diverse definizioni rendono più difficile sintetizzare i risultati dei singoli studi, che è vitale per informare il processo decisionale.
Questo dovrà essere una considerazione nella stesura del rapporto dell’IPCC, poiché i responsabili politici avranno bisogno di confrontare facilmente gli impatti a diversi livelli di riscaldamento globale.
Non c’è un modo definitivo per determinare il miglior punto di riferimento “pre-industriale”. Un’alternativa potrebbe essere quella di evitare del tutto la linea di base pre-industriale, e fissare invece obiettivi da periodi più recenti, quando abbiamo una migliore comprensione di come era il clima globale.
Si può leggere di più sulla definizione di un clima pre-industriale qui e qui.
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