Candelora
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Anche chiamato: Purificazione della Beata Vergine (greco Hypapante), Festa della Presentazione di Cristo al Tempio. Osservata il 2 febbraio nel rito latino.
Secondo la legge mosaica una madre che aveva partorito un uomo-bambino era considerata impura per sette giorni; inoltre doveva rimanere tre giorni e trenta “nel sangue della sua purificazione”; per una fanciulla-bambino il tempo che escludeva la madre dal santuario era addirittura raddoppiato. Quando il tempo (quaranta o ottanta giorni) era finito, la madre doveva “portare al tempio un agnello in olocausto e un piccione o una tortorella per il peccato”; se non poteva offrire un agnello, doveva prendere due tortore o due piccioni; il sacerdote pregava per lei e così era purificata. (Levitico 12:2-8)
Quasi quaranta giorni dopo la nascita di Cristo, Maria rispettò questo precetto della legge, riscattò il suo primogenito dal tempio (Numeri 18:15), e fu purificata dalla preghiera di Simeone il giusto, alla presenza di Anna la profetessa (Luca 2:22 sqq.). Senza dubbio questo evento, la prima introduzione solenne di Cristo nella casa di Dio, fu celebrato nei primi tempi nella Chiesa di Gerusalemme. Lo troviamo attestato per la prima metà del IV secolo dalla pellegrina di Bordeaux, Egeria o Silvia. Il giorno (14 febbraio) veniva celebrato solennemente con una processione alla basilica costantiniana della Resurrezione, un’omelia su Luca 2,22 sqq. e il Santo Sacrificio. Ma la festa allora non aveva un nome proprio; era semplicemente chiamata il quarantesimo giorno dopo l’Epifania. Quest’ultima circostanza prova che a Gerusalemme l’Epifania era allora la festa della nascita di Cristo.
Da Gerusalemme la festa del quarantesimo giorno si diffuse in tutta la Chiesa e in seguito fu tenuta il 2 febbraio, poiché negli ultimi venticinque anni del IV secolo fu introdotta la festa romana della natività di Cristo (25 dicembre). Ad Antiochia è attestata nel 526 (Cedrenus); in tutto l’Impero d’Oriente fu introdotta dall’imperatore Giustiniano I (542) in ringraziamento per la cessazione della grande pestilenza che aveva spopolato la città di Costantinopoli. Nella Chiesa greca era chiamata Hypapante tou Kyriou, l’incontro (occursus) del Signore e di sua madre con Simeone e Anna. Gli armeni lo chiamano: “La venuta del Figlio di Dio nel Tempio” e la conservano ancora il 14 febbraio (Tondini di Quaracchi, Calendrier de la Nation Arménienne, 1906, 48); i Copti la chiamano “presentazione del Signore nel Tempio” (Nilles, Kal. man., II 571, 643). Forse il decreto di Giustiniano ha dato occasione anche alla Chiesa romana (a Gregorio I?) di introdurre questa festa, ma mancano informazioni certe su questo punto. La festa appare nel Gelasianum (tradizione manoscritta del VII secolo) sotto il nuovo titolo di Purificazione della Beata Vergine Maria. La processione non è menzionata. Papa Sergio I (687-701) introdusse una processione per questo giorno. Il Gregorianum (tradizione dell’ottavo secolo) non parla di questa processione, il che dimostra che la processione di Sergio era la “stazione” ordinaria, non l’atto liturgico di oggi. La festa non fu certo introdotta da Papa Gelasio per sopprimere gli eccessi dei Lupercalia (Migne, Missale Gothicum, 691), e si diffuse lentamente in Occidente; non si trova nel “Lezionario” di Silos (650) né nel “Calendario” (731-741) di Sainte-Geneviève di Parigi. In Oriente si celebrava come festa del Signore; in Occidente come festa di Maria; anche se l'”Invitatorium” (Gaude et lætare, Jerusalem, occurrens Deo tuo), le antifone e i responsori ci ricordano la sua concezione originale come festa del Signore. La benedizione delle candele non è entrata nell’uso comune prima del secolo XI; non ha nulla in comune con la processione dei Lupercalia. Nella Chiesa latina questa festa (Purificatio B.M.V.) è una doppia di seconda classe. Nel Medioevo aveva un’ottava nel maggior numero di diocesi; anche oggi gli ordini religiosi il cui oggetto speciale è la venerazione della Madre di Dio (Carmelitani, Serviti) e molte diocesi (Loreto, la Provincia di Siena, ecc.) celebrano l’ottava.
Benedizione delle candele e processione
Secondo il Messale Romano il celebrante dopo la Terza, in stola e piviale di colore viola, in piedi al lato dell’epistola dell’altare, benedice le candele (che devono essere di cera d’api). Dopo aver cantato o recitato le cinque orazioni prescritte, asperge e incensa le candele. Poi le distribuisce al clero e ai laici, mentre il coro canta il cantico di Simeone, “Nunc dimittis”. L’antifona “Lumen ad revelationem gentium et gloriam plebis tuæ Israel” viene ripetuta dopo ogni strofa, secondo l’uso medievale di cantare le antifone. Durante la processione che ora segue, e alla quale tutti i partecipanti portano in mano delle candele accese, il coro canta l’antifona “Adorna thalamum tuum, Sion”, composta da San Giovanni di Damasco, uno dei pochi pezzi che, testo e musica, sono stati presi in prestito dalla Chiesa romana dai greci. Le altre antifone sono di origine romana. La solenne processione rappresenta l’entrata di Cristo, che è la Luce del Mondo, nel Tempio di Gerusalemme. Essa forma una parte essenziale dei servizi liturgici del giorno, e deve essere tenuta in ogni chiesa parrocchiale dove si possono avere i ministri richiesti. La processione si tiene sempre il 2 febbraio anche quando l’ufficio e la messa della festa sono trasferiti al 3 febbraio. Prima della riforma della liturgia latina di San Pio V (1568), nelle chiese a nord e a ovest delle Alpi questa cerimonia era più solenne. Dopo la quinta orazione si cantava un prefazio. L'”Adorna” era preceduta dall’antifona “Ave Maria”. Mentre ora la processione si svolge all’interno della chiesa, durante il Medioevo il clero lasciava la chiesa e visitava il cimitero che la circondava. Al ritorno della processione un sacerdote, portando un’immagine del Santo Bambino, la incontrava alla porta ed entrava in chiesa con il clero, che cantava il cantico di Zaccaria, “Benedictus Dominus Deus Israel”. Alla conclusione, entrando nel santuario, il coro cantava il responsorio, “Gaude Maria Virgo” o la prosa, “Inviolata” o qualche altra antifona in onore della Beata Vergine.
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CitazioneAPA. Holweck, F. (1908). Candelora. In L’enciclopedia cattolica. New York: Robert Appleton Company. http://www.newadvent.org/cathen/03245b.htm
Citazione MLA. Holweck, Frederick. “Candelora”. L’enciclopedia cattolica. Vol. 3. New York: Robert Appleton Company, 1908. <http://www.newadvent.org/cathen/03245b.htm>.
Transcription. Questo articolo è stato trascritto per New Advent da Marcia L. Bellafiore.
Approvazione ecclesiastica. Nihil Obstat. 1 novembre 1908. Remy Lafort, S.T.D., Censore. Imprimatur. +John Cardinal Farley, Arcivescovo di New York.
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