1 Pietro 3:19 in cui Egli andò anche a predicare agli spiriti in prigione
Il Dicembre 3, 2021 da admin(19) per cui.– Se “per mezzo dello Spirito” fosse stato giusto nel verso precedente, questa traduzione avrebbe potuto stare qui, sebbene la parola sia letteralmente in; perché “in” è spesso usato per significare “in potere di”, “in forza di”: ad esempio, Romani 8:15. Ma siccome questa prima interpretazione è insostenibile, dobbiamo qui attenerci strettamente a “in cui”, cioè in spirito. Questo potrebbe significare una delle due cose: (1) “spiritualmente parlando”, “per quanto riguarda il pensiero e la simpatia”, come, per esempio, 1Corinzi 5:3, Colossesi 2:5; oppure (2) “in spirito”, in opposizione a “nel corpo” – cioè, “fuori dal corpo” (2Corinzi 12:2; cfr. Apocalisse 1:10), come uno spirito disincarnato. Noi adottiamo quest’ultima interpretazione senza esitazione, per ragioni che saranno più chiare nella prossima nota.
Andò e predicò agli spiriti in prigione.
Ci sono due modi principali di interpretare questo misterioso passaggio. (1) Gli spiriti sono intesi come se fossero ora in prigione, in conseguenza dell’aver rifiutato la Sua predicazione a loro quando erano ancora sulla terra. Secondo questa interpretazione – che ha l’appoggio di nomi come Pearson, Hammond, Barrow e Leighton (anche se in seguito modificò la sua opinione). tra noi, oltre a diversi grandi teologi di altri paesi, tra cui San Tommaso d’Aquino da una parte e Beza dall’altra – fu “in spirito”, cioè, misticamente parlando, nostro Signore stesso che, in e attraverso la persona di Noè, predicò il ravvedimento al vecchio mondo. Così il passaggio è del tutto dissociato dalla dottrina della discesa agli inferi; e il senso (anche se non il greco) sarebbe meglio espresso scrivendo: Egli era andato a predicare agli spiriti (ora) in prigione. In questo caso, comunque, è difficile vedere lo scopo della digressione, o cosa possa aver portato il soggetto nella mente di San Pietro. (2) La seconda interpretazione – che è quella di (praticamente) tutti i Padri, e di Calvino, Lutero (infine), Bellarmino, Bengel, e della maggior parte degli studiosi moderni – riferisce il passaggio a ciò che nostro Signore fece mentre il Suo corpo era morto. Questa è la costruzione più naturale da dare alle parole “in cui anche” (cioè, in spirito). Essa dà così senso al detto che Egli fu “risvegliato in spirito”, che altrimenti rimarrebbe molto privo di significato. Gli “spiriti” qui corrisponderanno così a “in spirito” là. È l’unico modo per assegnare un significato intelligibile alle parole “Egli andò e” supporre che Egli “andò” direttamente dal suo risveglio in spirito – cioè, dalla sua morte. È di gran lunga la cosa più naturale supporre che gli spiriti fossero in prigione nel momento in cui Cristo andò e predicò loro. Prendiamo, quindi, a significare che, direttamente lo spirito umano di Cristo fu staccato dal corpo, Egli diede prova dei nuovi poteri di azione puramente spirituale così acquisiti andando nel luogo, o stato, in cui si trovavano gli altri spiriti disincarnati (che sarebbero stati incapaci di ricevere impressioni dirette da Lui se Egli stesso non fosse stato nella condizione puramente spirituale), e trasmise loro certe notizie: Egli “predicò” loro. Quale fosse la sostanza di questa predicazione non ci viene detto, la parola stessa (che non è la stessa, ad esempio, in 1Pietro 1:25) significa solo pubblicare o proclamare come un banditore o un araldo; e poiché si dice che gli spiriti erano disobbedienti e in prigione, alcuni hanno pensato che Cristo sia andato a proclamare loro la certezza della loro dannazione! La nozione deve solo essere menzionata per essere respinta con orrore; ma si può anche sottolineare che in 1Pietro 4:6, che si riferisce a questo passo, è chiaramente chiamato un “vangelo”; e sarebbe troppo triste chiamare un vangelo che (nelle parole di Calvino) “rendeva loro più chiaro e evidente che erano esclusi da ogni salvezza! Egli portò dunque una buona notizia di qualche tipo alla “prigione” e agli spiriti che vi si trovavano. E questa “prigione” non deve essere intesa (con Bp. Browne, Articles, p. 95) semplicemente come “un luogo di custodia”, dove gli spiriti buoni potrebbero essere così come quelli cattivi, sebbene etimologicamente questo sia immaginabile. La parola ricorre trentotto volte nel Nuovo Testamento nel senso indubbio di una “prigione”, e non una volta in quello di un luogo di protezione, sebbene due volte (Apocalisse 18:2) sia usata nel senso derivato di “una gabbia”. – Per mezzo del quale andò anche a predicare agli spiriti in prigione; piuttosto, nel quale (εν ω΅ι). Il Signore non era più nella carne; le parti componenti della sua natura umana erano separate dalla morte; la sua carne giaceva nella tomba. Come era andato a fare del bene nella carne, così ora andava nello spirito – nel suo santo spirito umano. Andò. La parola greca (πορευθείς) ricorre di nuovo al ver. 22, “che è andato in cielo”. Deve avere lo stesso significato in entrambi i luoghi; al ver. 22 asserisce un cambiamento di località; deve fare lo stesso qui. Lì è usato per l’ascesa al cielo; difficilmente può significare qui che, senza alcun cambiamento di luogo, Cristo predicò, non nella sua propria Persona, ma attraverso Noè o gli apostoli. Confronta le parole di San Paolo in Efesini 4:9 (l’epistola che sembra essere stata così tanto nei pensieri di San Pietro), “Ora che è asceso, che cosa è se non che è anche disceso prima nelle parti inferiori della terra?” E predicò (ἐκήρυξεν). È la parola usata costantemente dal Signore dal tempo in cui “Gesù cominciò a predicare (κηρύσσειν) e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Matteo 4:17). Allora, egli stesso nella nostra carne umana, predicava a uomini che vivevano nella carne – a pochi della sua stessa età e del suo paese. Ora la portata della sua predicazione fu estesa; egli stesso nello spirito, predicò agli spiriti: “Πνεύματι πνεύμασι; spiritu, spiritibus.” dice Bengel; “congruens sermo.” Predicava anche agli spiriti; non solo una volta agli uomini viventi, ma ora anche agli spiriti, anche a loro. Il καί richiama l’attenzione; implica un fatto nuovo e aggiuntivo; sottolinea il sostantivo (καὶ τοῖς πνεύμασιν). La predicazione e la condizione degli uditori sono menzionate insieme; essi erano spiriti quando udirono la predicazione. Sembra impossibile comprendere queste parole di predicazione attraverso Noè o gli apostoli a uomini che passarono in seguito allo stato di spiriti disincarnati. E predicava in spirito. Le parole sembrano limitare la predicazione al tempo in cui l’anima del Signore era rimasta nell’Ade (Atti 2:27). Huther, infatti, dice che “poiché entrambe le espressioni (θανατωθείς e ζωσοποιηθείς) si applicano a Cristo nella sua intera Persona, costituita da corpo e anima, ciò che segue non deve essere concepito come un’attività che egli esercitò solo nel suo spirito e mentre era separato dal suo corpo”. Ma θανατωθείς si applica al corpo e all’anima? Gli uomini “non sono in grado di uccidere l’anima”. Ed è vero, come continua Huther, che le prime parole di questo verso non si oppongono all’opinione che Cristo predicò nel suo corpo glorificato, “in quanto in questo corpo il Signore non è più ἐν σαρκί, ma interamente ἐν πνεύματι? Infatti, ci viene insegnato che “la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio”; e che quello che “è seminato un corpo naturale è risuscitato un corpo spirituale” (σῶμα πνευματικόν); ma Cristo stesso disse della sua risurrezione-corpo: “Uno spirito non ha carne e ossa, come voi vedete avere me” (Luca 24:39). Egli predicò agli “spiriti in prigione (ἐν φυλακῇ)”. (Per φυλακή, comp. Apocalisse 20:7; Matteo 5:25, ecc.) Non può significare l’intero regno dei morti, ma solo quella parte dell’Ade in cui le anime degli empi sono riservate fino al giorno del giudizio. Bengel dice: “In carcere puniuntur sontes: in custodia servantur, dum experiantur quid facturus sit judex? Ma sembra dubbio che questa distinzione tra φυλακή e δεσμωτήριον possa essere fatta; in Apocalisse 20:7 φυλακή è usato per la prigione di Satana, anche se, effettivamente, quella prigione non è l’ἄβυσσος in cui egli sarà gettato alla fine.
Commenti paralleli …
in
ἐν (en)
Preposizione
Strong’s Greek 1722: In, on, among. Una preposizione primaria che denota posizione, e strumentalità, cioè una relazione di riposo; ‘in, ‘ at, on, by, etc.
which
ᾧ (hō)
Pronome Personale / Relativo – Dativo Neuter Singolare
Greco Forte 3739: Who, which, what, that.
Andò anche
πορευθεὶς (poreutheis)
Verbo – Participio Aoristo Passivo – Nominativo Maschile Singolare
Greco Forte 4198: Viaggiare, viaggiare, andare, morire.
predicò
ἐκήρυξεν (ekēryxen)
Verbo – Indicativo Aoristo Attivo – 3° Persona Singolare
Greco Forte 2784: Annunciare, annunciare, predicare. Di affinità incerta; annunciare, specialmente la verità divina.
al
τοῖς (tois)
Articolo – Dativo Neuter Plurale
Greco Forte 3588: Il, l’articolo definito. Compreso il femminile he, e il neutro to in tutte le loro inflessioni; l’articolo definito; the.
spirits
πνεύμασιν (pneumasin)
Noun – Dative Neuter Plural
Strong’s Greek 4151: Vento, respiro, spirito.
in
ἐν (en)
Preposizione
Greco Forte 1722: In, on, among. Una preposizione primaria che denota posizione, e strumentalità, cioè una relazione di riposo; ‘in, ‘ at, on, by, etc.
prison
φυλακῇ (phylakē)
Noun – Dative Feminine Singular
Strong’s Greek 5438: From phulasso; a guarding or, the act, the person; figuratively, the place, the condition, or, the time, literally or figuratively.
Messaggio Predica Predica Predica Prigione Proclamazione Spiriti
Messaggio Predica Predica Predica Prigione Proclamazione Spiriti
1 Pietro 3:19 NIV
1 Pietro 3:19 NLT
1 Pietro 3:19 ESV
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NT Lettere: 1 Pietro 3:19 In cui anche lui andò e predicò (1 Pet. 1P iP i Pet)
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